pasta secca all'italiana

impariamo a riconoscere la qualità

Una guida chiara e veloce per capire davvero cosa rende una pasta buona, digeribile, profumata. Oltre il marketing, oltre le mode: torniamo alla sostanza.

La pasta è un gesto quotidiano, ma non tutte le paste sono uguali. In questa pagina ti raccontiamo – in modo semplice e chiaro – cosa c’è davvero dietro una pasta secca all’italiana: dagli ingredienti ai processi produttivi, fino ai trucchi per riconoscere una pasta di qualità con un colpo d’occhio.

Perché parlare seriamente di pasta?

Spesso scegliamo la pasta guidati da abitudine, prezzo o consigli veloci. Ma dietro ogni formato ci sono materie prime, processi produttivi e scelte tecniche che cambiano del tutto il risultato nel piatto: sapore, tenuta in cottura, digeribilità, capacità di legare il condimento.

Questa guida nasce per darti un criterio di valutazione oggettivo: non “questa pasta mi piace perché l’ha detto qualcuno”, ma “questa pasta è fatta bene, so perché e so riconoscerlo”.

Come riconoscere una pasta fatta bene (anche senza essere esperti)

Quattro piccoli gesti che cambiano il tuo modo di scegliere la pasta:

Rompi un formato: Se l’interno è farinoso e opaco, sei davanti a una pasta essiccata lentamente. Se è vetroso, è stata precotta in essiccazione.

Osserva la superficie: La rugosità naturale è il segno di una pasta che accoglie il sugo, non lo respinge.

Guarda cosa succede in cottura: Una pasta fatta bene tiene la cottura, non si sfalda, resta viva.

Ricorda: la pasta incide poco sul costo del piatto: La differenza la senti nel gusto, non nel portafoglio.

"Trafilata al bronzo” significa alta qualità?

No, non da sola. La trafila è importante, ma è l’essiccazione che decide la qualità vera. Senza i tempi giusti, la pasta resta un prodotto industriale anche se “bronzo” è scritto in grande.

Grano duro (Triticum durum)

  • Colore caldo, giallo–ambrato
  • Maggiore ricchezza proteica
  • Potenziale di glutine più elevato
  • Perfetto per dare forza alla pasta e mantenerla al dente

Grano tenero

  • Colore bianco/grigio
  • Proteine più basse
  • Ottimo per lievitati, non per pasta secca
  • Non consente una vera maglia glutinica resistente
Perché la pasta artigianale costa un po’ di più?

Perché richiede tempo: tempo per essiccare, tempo per rispettare la semola, tempo per non precuocerla.

Ma sul piatto, la differenza economica è minima.

La differenza di gusto è enorme.

a. IMPASTO

Semola e acqua si incontrano. La vite continua lavora con pazienza, forma la maglia glutinica, quella rete che terrà insieme la pasta durante la cottura. Qui nasce la struttura. Qui nasce la forza.

Grano tenero

  • Colore bianco/grigio
  • Proteine più basse
  • Ottimo per lievitati, non per pasta secca
  • Non consente una vera maglia glutinica resistente
IGP garantisce migliore qualità?

Garantisce un territorio e un modo di lavorare, non l’origine del grano.

È un valore culturale, non una prova assoluta di qualità.

Che cos’è la maglia glutinica?

È la rete proteica che dà alla pasta elasticità, tenuta, capacità di restare al dente.

Si forma grazie ad acqua, energia e qualità della semola.

È il segreto silenzioso di una pasta che non si sfalda.

Che cos’è la gelificazione dei carboidrati?

Quando la pasta supera gli 81°C, l’amido si apre, si idrata, diventa digeribile.

Se la maglia glutinica è ben formata, questo processo è armonioso: la pasta è morbida ma integra, cremosa ma non collosa.

Il pastificio nel campo

La nostra trasformazione comincia entro 15 giorni dalla macinatura, quando la semola appena ottenuta dal mulino arriva in pastificio.

Qui prosegue il lavoro di valorizzazione della materia prima, in un processo che custodisce intatti aromi, nutrienti e sapori originali.

Ogni passaggio è lento, controllato e svolto a basse temperature, per garantire una pasta autentica, digeribile e ricca di carattere.

Cos’è la pasta secca all’italiana

La pasta secca all’italiana è definita da una normativa precisa (Decreto Legge 537/1992). Per chiamarsi così, deve:

  1. essere prodotta da un pastificio autorizzato
  2. contenere solo semola di grano duro e acqua
  3. avere un’umidità massima del 12,5% dopo l’essiccazione

Niente farine di grano tenero, niente additivi: solo grano duro e acqua, lavorati secondo regole chiare.

💡 In due parole: Una vera pasta secca all’italiana è semplicissima nella ricetta, ma complessa nella scelta del grano e nel modo in cui viene lavorata.

Perchè nasce la pasta secca

La pasta secca nasce come metodo di conservazione della farina. La farina, se umida, può sviluppare muffe pericolose; trasformarla in pasta e farla essiccare è storicamente un modo per renderla stabile e sicura.

Per capire davvero la pasta bisogna però osservare come si comportano i carboidrati. Dentro il chicco sono conservati sotto forma di cristalli, una struttura che li protegge e li rende non immediatamente edibili. Diventano digeribili solo dopo la gelificazione, un processo che avviene grazie alla combinazione di acqua e calore (sopra gli 80 °C circa).

Il discorso si collega anche al ruolo delle diete “di moda”: la demonizzazione dei carboidrati o l’ossessione per l’indice glicemico non trovano fondamento nella fisiologia di un individuo sano. Il corpo è progettato per gestire l'assorbimento degli zuccheri, e ciò che determina realmente l’aumento o la perdita di peso è il bilancio energetico, non l’ordine in cui si mangiano gli alimenti.

Semola di grano duro vs farina di grano tenero

Semola di grano duro e farina di grano tenero non sono la stessa cosa. Sono due specie diverse, con caratteristiche chimiche e visive differenti.

Spesso si confondono, ma parliamo di due materie prime diverse, ottenute da cereali diversi, con comportamenti molto differenti in cottura. La semola di grano duro è tipicamente giallastra/ambra, più ricca di proteine e potenziale glutine, ed è quella adatta alla produzione di pasta. La farina di tenero, invece, è biancastra, ha meno proteine ed è più indicata per pane e dolci.

Dal punto di vista nutrizionale, gli sfarinati hanno un profilo piuttosto costante: circa 330 kcal ogni 100 g, una percentuale di proteine che oscilla tra il 13% e il 18%, fibre attorno al 10%, e una quota rilevante di carboidrati. È un alimento ad alta densità energetica e questo spiega, per esempio, perché una pizza da 300 g di farina equivalga già a quasi 1.000 kcal.

Grano duro (Triticum durum)

  • Colore: giallo/ambrato
  • Più proteine
  • Maggior potenziale di glutine
  • Ideale per pasta secca

Grano tenero

  • Colore: bianco/grigio
  • Meno proteine
  • Più usato per pane, dolci, prodotti da forno
  • Non adatto da solo alla vera pasta secca all’italiana

Il glutine: come si forma e perché è fondamentale nella pasta

La pasta secca nasce come metodo di conservazione della farina. La farina, se umida, può sviluppare muffe pericolose; trasformarla in pasta e farla essiccare è storicamente un modo per renderla stabile e sicura.

Per capire davvero la pasta bisogna però osservare come si comportano i carboidrati. Dentro il chicco sono conservati sotto forma di cristalli, una struttura che li protegge e li rende non immediatamente edibili. Diventano digeribili solo dopo la gelificazione, un processo che avviene grazie alla combinazione di acqua e calore (sopra gli 80 °C circa).

Il discorso si collega anche al ruolo delle diete “di moda”: la demonizzazione dei carboidrati o l’ossessione per l’indice glicemico non trovano fondamento nella fisiologia di un individuo sano. Il corpo è progettato per gestire l'assorbimento degli zuccheri, e ciò che determina realmente l’aumento o la perdita di peso è il bilancio energetico, non l’ordine in cui si mangiano gli alimenti.

Come si produce la pasta secca

impasto, estrusione, essiccazione

Tre fasi, tante scelte tecniche che fanno la differenza:

1) Impasto: Semola di grano duro e acqua vengono lavorate lentamente in vasche con vite continua, finché si forma la maglia glutinica: una rete proteica che dà struttura alla pasta e le permetterà di tenere la cottura.

2) Estrusione: L’impasto viene spinto attraverso una trafila (in bronzo o altri materiali) che dà forma alla pasta. Qui nasce parte della rugosità esterna e della capacità di trattenere il sugo.

3) Essiccazione: È il passaggio più delicato: si rimuove l’acqua in eccesso fino a scendere sotto il 12,5% di umidità.

  • Essiccazione lenta a bassa temperatura = pasta non precotta, porosa, profumata.
  • Essiccazione veloce e calda = pasta più “cristallina” e parzialmente precotta.

La differenza è evidente rompendo un pezzo di pasta: se l’interno è farinoso e non uniforme, è pasta essiccata lentamente; se è vetroso e cristallino, è pasta industriale.

Perchè nasce la pasta secca

La pasta secca nasce come metodo di conservazione della farina. La farina, se umida, può sviluppare muffe pericolose; trasformarla in pasta e farla essiccare è storicamente un modo per renderla stabile e sicura.

Per capire davvero la pasta bisogna però osservare come si comportano i carboidrati. Dentro il chicco sono conservati sotto forma di cristalli, una struttura che li protegge e li rende non immediatamente edibili. Diventano digeribili solo dopo la gelificazione, un processo che avviene grazie alla combinazione di acqua e calore (sopra gli 80 °C circa).

Il discorso si collega anche al ruolo delle diete “di moda”: la demonizzazione dei carboidrati o l’ossessione per l’indice glicemico non trovano fondamento nella fisiologia di un individuo sano. Il corpo è progettato per gestire l'assorbimento degli zuccheri, e ciò che determina realmente l’aumento o la perdita di peso è il bilancio energetico, non l’ordine in cui si mangiano gli alimenti.

La porosità e perché è la vera discriminante della qualità

La porosità permette al sugo di legarsi alla pasta. Non è un dettaglio estetico: è il risultato combinato di:

  • essiccazione lenta (che lascia vuoti interni man mano che l’acqua evapora);
  • estrusione controllata, che crea micro-ruvidità superficiale.

La verità è che senza una buona essiccazione, anche la trafila in bronzo serve a poco: una pasta industriale “trafilata al bronzo” rimane comunque un prodotto parzialmente precotto, quindi poco poroso internamente.

Nella pasta artigianale, invece, la semola asciuga lentamente, formando cavità interne e permettendo una cottura più armoniosa. Per questo il contenuto proteico necessario può essere più basso: non serve “forzare” la struttura per tenerla insieme.

Industrial vs artigianale: filosofia, processi e risultato nel piatto

La produzione industriale mira alla velocità: impasti più liquidi, estrusioni rapide, essiccazioni aggressive. Si ottiene così una pasta pre-gelificata, molto uniforme, che richiede tanto glutine e restituisce una consistenza meno complessa.

La produzione artigianale mira invece alla qualità dell’alimento: niente alte temperature, tempi lunghi, semola che resta cruda fino alla cottura domestica. Il risultato è una pasta porosa, elastica, capace di trattenere i sughi e con un profilo gustativo molto più ricco.

Sul costo va detto chiaramente: anche scegliendo una pasta artigianale, la parte di costo attribuibile alla pasta è minima nel piatto finito. Il 5–15% al massimo: tutto il resto è dato dal condimento. Cambiando sugo si può risparmiare senza sacrificare la qualità della pasta.

💡 Il mito della pasta rigata: La rigatura non è di per sé indice di qualità. Storicamente nasce per compensare la scarsa porosità delle paste industriali: serviva per far aderire un minimo di sugo a un prodotto molto liscio e poco performante. Col tempo è diventata un’abitudine commerciale. La verità è che l’aderenza del sugo dipende quasi interamente da porosità interna, essiccazione e qualità della semola, non dalle righe sulla superficie.

La qualità non è un dettaglio, è una scelta che parte dal campo.

In Agrimò coltiviamo i nostri grani in Salento, li maciniamo a pietra, impastiamo con acqua pura e lasciamo che la pasta si asciughi come impone la natura, non l’orologio.

Per noi la pasta non è un prodotto industriale: è il risultato di una filiera che controlliamo in prima persona, dal seme al pacco, seguendo il metodo Agrimò.

Se hai letto fin qui, lo sai già: scegliere bene la pasta non è un gesto tecnico, ma un gesto di cultura.

E anche un modo per volersi bene.

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